Plastica, tanta plastica, troppa plastica.

L'invasione della plastica non ha fine; che si tratti di microplastiche o di cumuli di rifiuti, l'attenzione deve rimanere alta, perchè la salute del pianeta è l'unica strada percorribile per la nostra sopravvivenza.

Si è vero, la plastica è eterna: terribilmente.

I rifiuti di plastica che produciamo possono potenzialmente raggiungere ogni parte del mondo. A dirlo non siamo noi ma le prove concrete evidenziate dai ricercatori dell'Istituto Alfred Wegener (Gemania) che hanno dimostrato come le plastiche abbiano invaso il Mar Glaciale Artico. Lo studio pubblicato ha dato conferma del disastro ambientale in corso ed i dati sono davvero allarmanti.

L'Artico è invaso dalle microplastiche: 12000 particelle in un litro di ghiaccio.

Pezzetti di plastica piccolissimi (meno di un ventesimo di millimetro) che sono un problema desisamente più serio di quelli grandi, e già perchè piccolissimi non vuol dire "innocui".

Le microplastiche si possono formare sulla terra, sono frammenti, ossia "briciole" di polimeri più grandi, le cosidette platiche prime. Quando la plastica finisce in acqua si discioglie in frammenti minuscoli ed i tempi possono variare in base a molti fattori. Il deterioramento dipende anche dal tipo di materiale e dai trattamenti che ha subito durante la produzione. Ad esempio si può trattare di plastiche antimicrobiche o trattate con additivi chimici ritardanti di fiamma che la rendono resistente ai raggi ultravioletti fino all'impermeabilità.

La pericolosità per la salute dell'uomo è dimostrata da molti studi scientifici ed i governi e le organizazzioni devono affrontare la questione anche in relazione al rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) che ha collocato il problema della plastica negli oceani, nei mari e nei laghi, tra le sei emergenze ambientali più gravi. Se non interveniamo subito, entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce nei nostri mari.

La presenza delle microplastiche negli oceani è causata dalla produzione industriale di plastica non riciclabile

Da quando è stata inventata, negli Anni 30, alla prima decade degli anni 2000, la produzione di plastica è passata da 1,5 milioni di tonnellate a oltre 280 milioni di tonellate negli ultimi 10 anni ( parliamo quindi di una crescita del 38% negli ultimi 10 anni).

Le conseguenze?

Più plastica viene utilizzata, più ne viene buttata direttamente o indirettamente nei mari: almeno 8 milioni di tonnellate l'anno, secondo Greenpeace.

La scelta di materiali naturali per la nostra vita

Cosmesi, abbigliamento, mobilità, arredamento ed edilizia. 

La plastica è ovunque e spesso non la vediamo. Le "microsfere" nei detergenti per la pelle, nei dentifrici, nelle creme da barba. Verso la metà degli anni 2000, le microsfere sono state ritrovate in natura, nei sistemi idrici pubblici, in pratica nell'acqua che sgorga dai nostri rubinetti. 

Le fibre di plastica, come il poliestere, l'acriliico ed il poliammide, vengono erose dai lavaggi in lavatrice. La Norwegian environment agency ha rilevato che ogni singolo indumento, a ogni singolo lavaggio, rilascia fino a 1.900 fibre sintetiche.

La parte esterna del pneumatico è costituita da polimeri sintetici mischiati a gomma e altri additivi. Un buon numero di microplastiche deriva così dallo sfregamento degli pneumatici sull’asfalto durante la guida, secondo una ricerca dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).

Il PVC [ cloruro di polivinile ] è un polimero plastico ed è tra i materiali più utlizzati in diversi settori fra cui quello edile (grondaie, tapparelle, infissi, carte da parati, pavimenti, rivestimento dei cavi elettrici, tubature). 

Le problematiche legate al PVC partono dalla fase produttiva e si ritrovano anche nella fase di smaltimento.

Dal momento che la polvere di PVC che si ottiene al termine del processo produttivo è amorfa ed instabile al calore e alla luce, è necessario aggiungere altri composti chimici che servono a conferirgli le caratteristiche commerciali necessarie per il suo uso. A questo scopo si usano metalli pesanti (quali cadmio e piombo) o composti organici quali il tributilstagno (TBT) o il bisfenol A (BPA) per i quali sono state accertate proprietà di alterazione del sistema riproduttivo ed immunitario. Alla fine degli anni '90, la Comunità Europea e diversi paesi, tra cui l'Italia, hanno emanato norme per la restrizione nell'uso di ammorbidenti del PVC (ftalati) nei prodotti per l'infanzia e nei giocattoli da 0 a 3 anni al fine di evitare la loro ingestione durante la loro suzione o la masticazione .

Anche nella fase di smaltimento, il PVC presenta maggiori problemi ambientali rispetto ad altre materie plastiche:

- quando viene incenerito determina la produzione ed il rilascio di acido cloridrico, diossine, furani, PCB (policlorobifenili) e HCB (esaclorobenzene) a causa della massiccia presenza di cloro (fino al 60% del peso di ogni singola molecola di PVC);

- quando conferito in discarica, il PVC tende a rilasciare gli additivi (ftalati, TBT, bisfenol A ed i metalli) nel percolato che si forma dalla miscela tra i prodotti di decomposizione del rifiuto e le acque meteoriche;

- Il riciclaggio del PVC è praticabile solo mediante piani di raccolta differenziata per singole applicazioni commerciali dal momento che l'elevata presenza di additivi nei prodotti finali li rende altamente disomogenei. Per queste stesse queste ragioni, il Libro Verde sul PVC realizzato nel 2000 dalla Commissione Europea per valutarne gli aspetti ambientali, indica nel PVC una materia plastica particolarmente difficile da gestire soprattutto nella fase di smaltimento.

Parola d'ordine: sostenibilità

Nessuno di noi è escluso dalla responsabilità di fare scelte consapevoli.

Dal prodotto cosmetico, al capo di moda; dagli oggetti di uso quotidiano fino alla nostra casa; quello che scegliamo, i materiali di cui ci circondiamo sono qualcosa che spesso resterà con noi molto, molto tempo. E' importante quindi avere una prospettiva più ampia e guardare al prima, al durante ed al dopo, la vita di un oggetto.

Fonti e Link

https://www.awi.de/nc/ueber-uns/service/presse-detailansicht/presse/awi-forscher-messen-rekordkonzentration-von-mikroplastik-im-arktischen-meereis.html

https://www.unenvironment.org/resources/frontiers-2017-emerging-issues-environmental-concern

https://www.niva.no/en/reports/measuring-microplastics-in-blue-mussels

http://greenpeace.it/inquinamento/pvc.htm

http://ec.europa.eu/environment/waste/pvc/pdf/it.pdf

 

 

 

 

 

 

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